Si chiamo Cristo dalla Polvere il quadro che Paolo Troilo, artista internazionale, ha donato alla Parrocchia San Francesco De Geronimo, al quartiere Tamburi di Taranto.

Si tratta di un opera imponente, non solo per i suoi10 metri di larghezza, ma per l’esplosione di forza che è tipica dei dipinti di Troilo, che nei disegni mette a tal punto il suo corpo, da preferire le mani ai pennelli. Un’opera così grande che il pittore ha dovuto creare dell’auditorium della Chiesa.
Il dipinto è una metafora della rinascita dopo la sofferenza: «il contrario del calvario -ha spiegato Troilo- è la traduzione della fine di un calvario». Una piramide in cui il fuoco non è nel centro, ma sui lati, nelle mani del Cristo che non sono ferite, ma reggono dei chiodi utili a costruire e non ad uccidere. «È finita l’epoca in cui il chiodo ferisce, nell’arte – sottolinea. Io questo volevo simboleggiare: il momento della ricostruzione per la nostra città». Una rinascita dalla polvere in cui, secondo l’artista, è finito il tempo di pensare alle ferite ed è arrivato il momento di pensare a chi ci ha ferito come strumento per andare avanti. «Mi fa piacere -ha detto- riportare l’unicità in una città che per me è unica, perché è una meraviglia che ha rischiato di essere soffocata, ma che oggi vive di nuovo. All’interno dell’opera ci sono una serie di metafore che raccontano il ritorno».