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lunedì 7 Ottobre 2024

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Lo scorso 21 marzo, ad un passo dalla Pasqua e nel primo giorno di primavera, Don Gianfranco Bramato ha salutato per sempre la sua esistenza terra: è stato ed è, ora, sempre e per sempre, Uomo, Sacerdote, Musicista e Maestro per tanti che l’hanno conosciuto e, soprattutto, per smisurate generazioni di ragazzi e ragazze un tempo, ora uomini e donne, padri e madri (a volte nonni e nonne).

Antonello Simeone è stato ospite di PartecipiAmo Taranto, condotto da Anèt, e di don Gianfranco ha detto: « Uomo dagli infiniti interessi e dalle mille passioni, curioso e interessato, sempre attento a cogliere i mutamenti e le trasformazioni delle società; a comprendere le innovazioni e le moderne tecnologie che i tempi proponevano; profondo e mai banale, ma anche leggero e di familiare fraternità. Sapeva essere allo stesso tempo e modo affettuoso e deciso, interessato alle vicende del mondo
e agli avvenimenti quotidiani di ognuno. Con lui si poteva parlare di qualsiasi argomento: esprimeva le sue idee, ascoltava con interesse quelle di ognuno; raccontava il suo lungo cammino, faceva suo quello di tutti, spesso chiedendo e sempre facendosene coinvolgere».

Quella di don Gianfranco era una testimonianza non ideale o falsa, ma concreta ed efficace di cosa sia essere autenticamente “umana famiglia”, capace di gioire e fare festa, ma anche attraversare le difficoltà quotidiane e i drammi della vita con affetto, tenerezza, premura e dedizione reciproca. È uomo libero, ricco, profondo: nello spirito, nel conoscere, nel ricercare e condividere l’umanità del mondo e quella di ognuno.

Anche Don Ciro Alabrese parroco della Concattedrale Gran Madre di Dio è stato ospite di PartecipiAmo Taranto: ecco il suo ricordo

Dal gregoriano della Missa De Angelis al Progressive, da Palestrina a Rick Wakeman, da Sequeri a Giosy Cento, dai GEN a Bach, Mozart, Franck, dalle “schitarrate” goliardiche al rigore organistico… in un moto perpetuo e un flusso sonoro che non si fermava dinanzi a nulla, alle differenze, alle ortodossie, ai rigidismi ideologici, alle appartenenze… ma che si proiettava ad un unico solo grande proposito: aiutare, guidare, esortare la “comunità” a glorificare Dio col canto e nella musica, i “propri” ragazzi e ragazze alla fraternità con la pratica dell’armonia.
A lui intere generazioni devono l’amore per il canto, la musica, il suonare, l’animazione liturgica: a lui tanti devono il loro bagaglio di musica, di suoni, di ascolti, di spartiti, di note: avendo vissuto il passaggio conciliare ha saputo contemperare la novità della “messa beat” con la storia del canto gregoriano e della tradizione popolare.
Per decenni ha retto e animato la musica liturgica e i tanti cori parrocchiali fino a quello diocesano proponendo, riproducendo, modificando spartiti, testi e melodie perché fossero più comprensibili, più eseguibili, più orecchiabili; mostrando, innanzitutto con il suo esempio, che l’animazione richiede impegno, studio, approfondimento, sacrificio, disciplina, armonia, mai sciatteria, approssimazione, “inutile originalità”, autoreferenzialità o distacco dal testo sacro, perché, sempre ripeteva e insegnava, “a Dio si riserva la primizia”