Il trend della contaminazione degli alimenti da diossine e PCB appare in lieve ma progressivo miglioramento rispetto agli ultimi anni.
La notizia arriva dal Servizio Igiene degli Allevamenti e Produzioni Zootecniche, che rientra nel più ampio Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto. Sono stati infatti resi pubblici i dati relativi ai controlli su diossine e Policlorobifenili (PCB) effettuati nel periodo gennaio-ottobre 2020 su campioni di alimenti e mangimi di ambito terrestre, prodotti nel raggio di 20 km dall’area industriale di Taranto.
Sono 91 i prelievi effettuati su alimenti e mangimi: 58 su latte di massa, 1 su prodotti a base di latte, 16 su uova di gallina e 16 su mangimi (foraggio, fieno, foglie di ulivo). I prelievi hanno interessato produttori che hanno la loro sede nel Comune di Taranto o in uno degli altri 11 comuni della provincia di Taranto interessati dal Piano Straordinario Diossine e PCB alimenti e mangimi.
«Soltanto in una circostanza – spiegano dal Servizio Igiene della Asl- si sono rilevati valori di diossina superiori a quelli consentiti dalla legge. Si tratta di un caso di contaminazione micro ambientale, riguardante un piccolo produttore di uova di gallina, i cui prodotti sono risultati contaminati per errata conduzione dell’allevamento e non per ragioni ascrivibili all’inquinamento ambientale. In questo caso sono state poste in essere tutte le misure preventive con il principio della massima precauzione. L’allevamento interessato, ricadente nel Comune di Taranto, è di tipo familiare. Nessuna irregolarità, invece, è stata riscontrata negli allevamenti intensivi».
Si tratta di controlli che l’ASL effettua regolarmente per scongiurare l’immissione in commercio e il consumo di prodotti non rispondenti ai criteri di sicurezza alimentare stabiliti dalla legge.
«In due casi di produttori di mangimi, con sede, rispettivamente, nei comuni di Taranto e di Statte, sono stati superati i limiti di azione per quanto riguarda le diossine e le PBC diossin-like (cioè simili alla diossina). I limiti di azione sono più bassi dei limiti stabiliti dalla legge: il loro superamento – proseguono dalla Asl- pertanto, non è una violazione di legge che rende gli alimenti inidonei al consumo per tutela della salute, ma costituisce un “campanello d’allarme” per cui occorre mettere in atto misure adeguate per evitare una presenza eccessiva di sostanze dannose per la salute. In questi casi sono stati avviati gli approfondimenti al fine di individuare le eventuali fonti di contaminazione».