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Per conoscere bene il senso delle festività dei Santi e dei Morti, Anèt ha intervistato l’archeologa medievista, Mina Castronovi, sugli usi e costumi in età romana e l’utilizzo del melograno nel culto dei morti come simbolo di passaggio, dagli affreschi di Pompei ai Santi e riferimenti storico-archeologici.

Dove e come nasce la festa di Halloween e se vi è connessione con la festività di Ognissanti?

Tra il 31 Ottobre e il 2 Novembre ovunque si svolgono feste legate al culto dei defunti, come la notte di Halloween, una festa ritenuta erroneamente di origine statunitense. In realtà Halloween non è altro che “All Hallows’ Eve” che tradotto significa “Notte di tutti i Santi”, cioè la vigilia di Ognissanti, celebrato il 1° Novembre. Questa festività fu introdotta nel IX sec. in continuità con il capodanno celtico e la festa dei Parentalia degli antichi romani. La festa di Ognissanti era particolarmente sentita dagli immigrati Irlandesi e fu diffusa con successo negli Stati Uniti da dove è entrata nell’immaginario collettivo, con le decorazioni fatte con la zucca.

Ci sono frutti, a parte la zucca divenuta simbolo di Halloween, legati al mondo dei defunti e, per esempio, derivanti da antiche tradizioni o dalla mitologia classica?

Si, certamente. Il frutto fortemente legato al culto dei morti è il melograno, con i suoi grani rossi, che rappresentano il sangue. Il melograno è uno degli elementi naturali maggiormente coinvolti nella mitologia greca e romana, ma presente anche nella civiltà degli antichi egizi, e di altri popoli…

Sono molteplici infatti le divinità che, nel bene e nel male, si sono ritrovati carnefici o vittime di un destino legato al melograno. Tra questi Dioniso, dalle cui stille di sangue sarebbe nato un albero di melograno, in una contrapposizione morte/vita.

Il melograno è il frutto che, più di ogni altro, è legato a doppio filo al significato di morte e al suo opposto, di vita, sotto forma di rinascita e di fecondità. La mitologia greca ci racconta di Persefone/Kore che cibatasi del cibo dei morti, la melagrana, fu condannata alla periodica discesa negli inferi, regno dei defunti. Non a caso piccoli frutti in terracotta sono stati rinvenuti nelle sepolture della Magna Grecia.

Il melograno era simbolo di morte e nello stesso tempo di rinascita e di rigenerazione, e quando veniva inserita in un contesto funerario era di buon augurio, perché là dove vi era la morte, vi era anche rigenerazione.

Quindi melograno, simbolo di morte e vita. Ma la morte, come era considerata, per esempio, nella magna Grecia, o presso gli antichi romani?

Come già accennato, nelle culture antiche si considerava la morte come una parte della vita: i defunti, con il corredo funebre – dove spesso ritroviamo manufatti o raffigurazioni del melograno – che li accompagnava nelle proprie dimore sotterranee simili al ventre materno, si sarebbero guadagnati una più rapida rinascita. Pensiamo per esempio alle raffigurazioni del melograno rinvenuti a Pompei, o nella letteratura latina, pensiamo alla cena di Trimalchione di Petronio, in cui si porta in tavola tra le opulenti vivande anche il melograno, simbolo di morte ma anche di rinascita.

Questa duplicità di significato altro non sarebbe che il ciclo della vita.