«L’avvistamento della balenottera comune – ha detto Santacesaria– conferma la straordinaria biodiversità presente nel Golfo di Taranto»
È Francesca Santacesaria, la responsabile delle attività di ricerca Jonian Dolphin Conservation, che il 28 febbraio scorso, durante le attività di monitoraggio con un gruppo di ricercatori, si è imbattuta in un esemplare di balenottera comune, il secondo animale del pianeta per dimensioni.
Non accadeva dal 2009, l’ultima volta è stata 16 anni fa. L’avvistamento è avvenuto a circa una dozzina di chilometri dalle coste di Taranto, in un’area in cui le acque raggiungono i 600metri di profondità, mentre la Balenottera comune, un esemplare adulto lungo poco meno di venti metri, si alimentava in superficie, una zona non lontana dal primo impianto eolico offshore del Mediterraneo realizzato nel porto di Taranto.
Questi esemplari si spostano nel Mar Mediterraneo, ricercando aree in cui il cibo è maggiormente disponibile e, durante l’inverno, preferiscono acque con una temperatura più calda, come quelle del Golfo di Taranto. Nonostante sia stata individuata da tempo come “critical habitat”, essenziale per la conservazione dei cetacei, al momento questa area non rientra in nessuna forma di gestione a lungo termine per la loro tutela.
Francesco Casula ha intervistato Francesca Santacesaria che ha detto: «Siamo impegnati per l’istituzione di un’area marina protetta, soprattutto nell’ottica delle direttive comunitarie e dei protocolli internazionali per la conservazione delle specie vulnerabili e minacciate in Mediterraneo».
Intanto ieri abbiamo intervistato Nicola Clemente, il quale ha sottolineato l’importanza dell’ecosistema marino e dei cambiamenti che stanno modificando i metodi di salvaguardia del mare e delle coste del Golfo di Taranto.