«In cassa integrazione non si sta bene, non solo economicamente, ma anche moralmente». Giuseppe Farina è Rsu Usb e operaio di Cemitaly, ex Cementir, e racconta la difficoltà di non lavorare da oltre 10 anni. In cassa integrazione non si sta bene racconta, non solo economicamente, ma anche moralmente.
Una vertenza che va avanti dal 2013 quella del cementificio di Taranto. Nel 2014 le prime cassa integrazioni e nel 2018 la fine della produzione. Ad alcuni di loro fu proposto di spostarsi nelle altre sedi della Cementir, ma a cogliere l’occasione sono stati in pochi.
Da allora il sito è in attivo, fermo, con 40 dipendenti in attesa di riprendere a lavorare. Per loro a settembre termineranno anche gli ammortizzatori sociali che li hanno fatti sopravvivere fino ad oggi. In questi anni hanno cercato lavoro, ma non sono riusciti a trovare un’occupazione dignitosa, solo quello che definiscono lavoro povero.
La protesta di ieri mattina aveva l’obiettivo di riaccendere le luci sulla vertenza e non solo, Usb spera in una convocazione da parte del Sepac, la task force regionale per l’occupazione, a cui chiedere possibili soluzioni mirate a dare risposte ai lavoratori. Per Pietro Pallini dirigente USB lo strumento della cassaintegrazione non deve essere eterno.
Il servizio di Valenetina Castellaneta