Ogni lunedì Cittadella la Radio apre le sue porte alla Marina Militare che si racconta.
Questa settimana siamo andati oltre quel muro che divide la città dall’Arsenale Militare, per scoprire, attraverso la tesi di laurea di Marina Lonoce, la vita degli arsenalotti e soprattutto l’officina calderai
«Partendo da un’idea di una studentessa dell’Università della Basilicata, ha preso corpo questa collaborazione tra l’Arsenale Militare Marittimo e l’Università» ha spiegato ai microfoni di Buongiorno Taranto la sottotenente di vascello Silvia Laterza, del corpo del genio della Marina Militare, specialità infrastrutture, architetto presso la direzione del genio di Taranto. La Marina ha aperto le porte degli inventari, degli archivi e di tutto ciò che poteva essere utile alla ricerca e allo sviluppo della tesi. «Abbiamo cercato il più possibile di coadiuvare Marina nel suo lavoro –racconta Laterza. Abbiamo sconfinato oltre il muraglione dell’Arsenale, per scoprire insieme a Marina il fascino di un edificio rappresentativo dell’Arsenale stesso e di archeologia industriale in generale, come l’officina calderai». Si tratta dell’officina dei maestri calderai, ossia di coloro che costruivano, manutenevano e riparavano le caldaie delle navi. «Un mestiere molto affascinante che aveva bisogno di grandi spazi –racconta la sottotenente. Un edificio con un volume importante, parliamo di 61 metri per 72 con un’ampiezza massima di 20 metri, rappresentativo dello stile romanico deputato al lavoro interno all’Arsenale di Taranto e degli arsenali in generale».
«La mia è un tesi in recupero tecnologico degli edifici, improntata sull’archeologia industriale – racconta la laureanda in architettura, Marina Lonoce. L’officina calderai è di notevole importanza da un punto di vista statico e strutturale». Edificata nel 1892, l’officina è stata una delle prime ad essere edificate. «La mia idea progettuale è basata sulla scuola allievi operai, un corso triennale che ogni arsenalotto svolgeva- spiega Lonoce. Considerando il lustro e le dimensioni l’officina calderai, ben si presta ad ospitare la facoltà di ingegneria navale, assente in Puglia, e quinta in Italia, magari con sede distaccata del Politecnico di Bari, che permetterà ai futuri studenti e ai futuri ingegneri, di poter studiare e toccare con mano le tavole e le documentazioni che hanno nel tempo definito la storia dell’Ingegneria navale».