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Nel museo degli illustri tarantini (MUDIT) è raccontata la storia di 150 personaggi che hanno eccelso in vari settori della vita cittadina, dalla politica alle arti, dalla letteratura alla scienza, dalla giurisprudenza alla religione. Certo nella conta sarà saltato qualcuno, e sicuramente verrà aggiunto in seguito, pur sapendo che tanti talenti sono rimasti nell’ombra nei lunghi secoli della storia della nostra città.

Incomincerei con il personaggio di una favola, la giovane Skuma, la cui storia è riportata da Italo Calvino nella sua raccolta di Fiabe Italiane (in realtà si potrebbe inserire nell’elenco lo stesso Calvino). È una vicenda triste di due sposi tarantini, lui pescatore, lei giovane e bella, insidiata da un ricco signore che approfitterà di lei in assenza del marito. Quest’ultimo, venuto a conoscenza del misfatto, punisce la donna che sarà portata nel Mar Grande su di una barca e gettata in acqua dove sarebbe annegata, se le sirene non l’avessero salvata e resa loro regina. Segue il pentimento del pescatore e il tentativo di liberare la sposa dal castello marino dove è rinchiusa. La storia non è a lieto fine, ma skuma rappresenta la difficile vita di una famiglia di pescatori, e il mistero racchiuso nel mare che ha sempre accompagnato la cultura popolare della nostra città. C’è chi dice che il fantasma di Skuma, nelle sembianze di una monaca, in certe notti di luna si aggiri ancora fra i vicoli della città vecchia.

Proseguirei con l’Atleta di Taranto, figura reale, ma anche mitica, vincitore del pentathlon, noto nel V secolo a.C. in tutta l’area del Mediterraneo per la sua eccellenza nelle gare panatenaiche, sepolto in una tomba monumentale corredata delle 4 anfore vinte nelle gare olimpiche. Dette lustro alla città greca e tutt’ora la sua figura riluce nel MArTA.

Altra figura leggendaria è La Giovane Tarantina, Myrto, soggetto dell’omonima poesia di André Chenier, raffigurata nella splendida scultura di Alexandre Pierre Schoenewerk esposta a Parigi nel Museo d’Orsay. Le due opere, poesia e scultura, resero celebre la nostra città nel XIX secolo, contribuendo a diffondere il mito della Taranto antica. Promessa sposa, Myrto affronta un viaggio in nave da Taranto alla Sicilia per raggiungere lo sposo, ma viene spinta in mare da un forte vento e affoga a poca distanza dalla costa. Teti, la più bella delle nereidi, impietosita e rapita dai suoi tratti delicati, la adagia sulla spiaggia siciliana entro una cassa di cedro, simile a quella che conteneva il suo corredo di nozze, dove sarà vegliata dalle ninfe dei boschi.

Per quanto incredibile, Taranto è anche nota per via di un capitano scozzese, Neil Boyd Mc Eacharn che negli anni ’30 acquistò dalla marchesa di Sant’Elia, dama di corte della regina Elena, una villa con un grande parco a Verbania, sul lago Maggiore. Arricchì il parco di 16 ettari con 20.000 essenze botaniche e dette al complesso il nome di Villa Taranto, in omaggio al suo antenato Etienne Mc Donald, nominato duca di Taranto da Napoleone Bonaparte.

Per chiudere questo breve elenco, aggiungerei Costanza di Francia, figlia di Filippo I, quarto re di Francia della dinastia Capetingia.Sposerà in seconde nozze Boemondo, principe di Taranto. Alla morte del marito nel 1111, sarà lei reggente del principato e volle trasferire la sua residenza da Bari a Taranto, dove amò vivere e dove realizzò opere come l’Ospizio per i pellegrini e per i crociati, tutt’ora presente nell’antica abbazia di Santa Maria della Giustizia, in piena area industriale di fronte alla raffineria.Dalla corte di Francia a Taranto, senza rimpianti e con molta ambizione.

Augusto Ressa.