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lunedì 16 Settembre 2024

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Tre anni di lavoro e un sogno coltivato quasi in segreto, diventato realtà. Giuseppe Fiorello arriva al cinema nel suo primo lavoro da regista con “Stranizza d’amuri”. Ieri era a Taranto, al cinema Savoia, per salutare il pubblico in sala e raccontare di questa avventura vissuta con lentezza, la stessa che si mischia al sole della Sicilia in un film che è un piccolo gioiello di fotografia, luci, ambientazione. E poi c’è la storia. “Stranizza d’amuri” è infatti liberamente ispirato alla storia di Giorgio Agatino Giammona, 25 anni, e Antonio Galatola di 15, vittime del delitto di Giarre, in provincia di Catania, avvenuto il 13 ottobre del 1980. Scomparsi da casa due settimane prima, furono trovati morti, mano nella mano, uccisi da un colpo di pistola alla testa. In un primo momento si parlò di omicidio-suicidio, ma il clima di omertà fu rotto dalla nascita del primo circolo Arcigay, che cinque anni dopo divenne nazionale proprio grazie a quei due ragazzi della provincia di Catania, accusati di omosessualità e vittime del pregiudizio e dell’omertà dei loro concittadini. Il delitto rivelò subito la sua matrice omofoba e le indagini portarono all’individuazione di un colpevole, Francesco Messina, nipote di Toni Galatola, all’epoca tredicenne e dunque impunibile. Il giovane sostenne che a chiedergli di essere uccisi fossero state proprio le due vittime sotto minaccia di morte: riferì alle forze dell’ordine che i due lo costrinsero a sparar loro minacciandolo che, in caso contrario, lo avrebbero ucciso. Due giorni dopo, però, Messina ritrattò tutto. A oggi, quel delitto non ha ancora un colpevole. Prodotto da Ibla Film con Rai Cinema, in associazione con Golden Goose e Silvio Campara e Distribuito da BIM Distribuzione, nel film spicca anche la colonna sonora, con Franco Battiato e le sue Cuccuruccucu e Stranizza d’Amuri, nel finale, brano che dà anche il titolo al film. Un cantautore a cui Giuseppe Fiorello è molto legato, “colonna sonora della sua adolescenza” ha spiegato.
Questa l’intervista realizzata da Marina Luzzi a Giuseppe Fiorello