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Giovanni Antonicelli ha scoperto la storia di suo padre solo dopo la sua morte. Angelo Antonicelli, giovane massafrese, si arruolò come bersagliere durante la seconda Guerra Mondiale, «fiero di essere Bersagliere» sottolinea il figlio Giovanni. Ma è stato anche un partigiano, nome di battaglia Diavolo Nero, che ha prestato il suo servizio nella Resistenza in una delle brigate partigiane del Piemonte. Angelo decise di arruolarsi nella resistenza dopo l’otto settembre del 1943 con l’armistizio.

«Rientrava dalla Francia è si è arruolato volontariamente tra i partigiani -racconta Giovanni- mio padre è stato anche un capo nucleo, con delle responsabilità a livello decisionale e organizzative».

Ad ottobre del 1944 durante un’azione di disturbo alle truppe tedesche, è stato fatto prigioniero dai nazisti. È stato prima portato nel carcere di San Vittore a Milano e, successivamente, dal Binario 21 della Stazione Centrale, da cui partì verso i lager anche Liliana Segre, è stato portato nel centro di smistamento di Bolzano. Successivamente con il convoglio 119, insieme ad altri 541 prigionieri italiani, fu deportato al campo di sterminio di Mauthausen in Austria, dove arrivò il 2 febbraio del 1945. «Quello che ha vissuto a Mauthausen non mi è stato mai riferito da mio padre, a dire la verità -afferma Giovanni- era un tipo molto taciturno. Molto riservato soprattutto quando si parlava della sua vita come militare». Per poter scoprire la storia di suo padre Giovanni ha svolto 15 anni di ricerche.

Valentina Castellaneta ha intervistato Giovanni Antonicelli a margine della cerimonia del 2 giugno Festa della Repubblica, in cui sono state consegnate le medaglie al valore ai figli dei deportati nei capi di concentramento.