Una storia personale, quella del generale Dalla Chiesa, che si intreccia a quella del Paese. La lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata che si alternano alla nascita di figli e nipoti, alla scomparsa prematura della prima moglie, alla vita di comunità in caserma. L’isolamento istituzionale subito a Palermo, da prefetto, l’attentato, i suoi funerali lampo, l’eredità che lascia.
“Un papà con gli alamari”, edito da San Paolo, non è una biografia ma un toccante viaggio fra i sentimenti, le emozioni, i luoghi, i valori del generale Carlo Alberto dalla Chiesa. Un viaggio di famiglia, guidato dai suoi figli Rita, Nando e Simona, che, aprendo le stanze dei ricordi, ci regalano anche il suo ritratto privato. Per ricordarci che gli eroi non esistono. Esistono persone che fanno il proprio dovere fino in fondo, con senso di responsabilità e passione. Anche a costo di rimetterci, persino la vita.“ E allora, non deresponsabilizziamoci credendo che chi ha compiuto un sacrificio estremo sia un eroe. Ognuno di noi può esserlo, se fa per bene quello che è chiamato a fare”- ha detto Simona Dalla Chiesa, nell’incontro promosso dal presidio di Mottola di Libera, condotto da Marina Luzzi nel giorno in cui l’Italia ha ricordato i 31 anni dalla strage di via D’Amelio, dove morirono Paolo Borsellino, quattro uomini ed una donna, la prima, che gli facevano da scorta. Al termine dell’incontro in piazza, la chiacchierata è proseguita in un’intervista andata in onda su Buongiorno Taranto. La trovate qui sotto.