La Cassazione ha confermato la sentenza civile che aveva riconosciuto in favore di Legambiente il danno in quanto parte civile nel processo penale per il reato di “getto pericoloso di cose” connesso alle emissioni di sostanze varie dall’area a caldo dello stabilimento Ilva di Taranto, chiuso con sentenza della cassazione del 2010.
Il giudizio e la sentenza di condanna del Tribunale Civile si erano resi necessari per quantificare il danno riconosciuto nel procedimento penale concluso con la sentenza di primo grado n. 408/2007 del Giudice Monocratico del Tribunale Penale di Taranto (confermata per gli aspetti civili sia in appello nel 2008 che in Corte di Cassazione, con sentenza del 2010), che riconosceva il diritto di Legambiente, costituita parte civile con l’avvocato Eligio Curci, al risarcimento del danno.
Il procedimento penale in questione si riferiva al reato di “getto pericoloso di cose” per il periodo compreso tra la fine degli anni ’90 e la data di sentenza di primo grado (2007), connesso alla produzione industriale dello stabilimento Ilva di Taranto, con particolare riferimento alle immissioni di sostanze inquinanti provenienti dall’area a caldo.
“La sentenza – spiega Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto – nel rigettare l’impugnazione proposta dall’erede di Emilio Riva e dall’ex Direttore di stabilimento, conferma una volta ancora l’incessante impegno dell’associazione e di tutti i volontari a tutela del bene ambiente nell’ambito della Città di Taranto con particolare riferimento alle problematiche poste dalle emissioni di sostanze inquinanti dello stabilimento ex Ilva”.
I reati commessi da Riva (padre) e da Capogrosso – secondo le sentenze – hanno offeso l’integrità del territorio sotto l’aspetto della vivibilità ambientale, che rappresenta scopo statutario di Legambiente. L’emissione dallo stabilimento ILVA di grossi quantitativi di polveri ed altre sostanze verso i quartieri cittadini circostanti, oltre ad offendere e molestare le persone, imbrattando di arredi urbani ed edifici pubblici e privati, hanno offuscato l’attività del mondo ambientalista, quello di Legambiente in particolare, pregiudicandone l’attività.
Marina Luzzi ha intervistato la presidente di Legambiente Taranto, Lunetta Franco, l’avvocato Massimo Moretti e la Daniela Salzedo, direttrice regionale di Legambiente Puglia.