«Salviamo Masseria Capitignani, è un dovere civico, impediamo la sua distruzione». A lanciare l’appello sono quattro illustri tarantini: Giovanni Battafarano, Alfredo Cervellera, Paolo de Stefano, Lucio Pierri che scrivono: «Chi percorre la litoranea, arrivato all’altezza di Tramontone la può vedere alla sinistra della strada , una delle più belle masserie di Puglia che conserva l’antica recinzion , ampia corte, frantoi sotterranei. Cade pezzo dopo pezzo , giorno per giorno, anno per anno. Ma può ancora essere salvata. Apparteneva alla nobildonna Teresa Carducci che la portò in dote nel matrimonio con il nostro poeta Tommaso Niccolò d’Aquino. Un bene prezioso, un’oasi di verde , un gioiello architettonico posto ormai in centro cittadino».
La protesta cittadina, l’appello di tante associazioni culturali , pochi anni orsono hanno potuto salvare dai progetti di demolizione la masseria dove visse la famiglia dei Viola in contrada Solito, oggi via Plateia. Oggi i quattro firmatari vorrebbero ripetere l’impresa.
Particolarmente importante questo edificio molto antico. Per quanto se ne sappia la masseria , con circa 400 tomoli di terreno, venne acquistata dall’abate Francesco Antonio Capitignani nel 1652; poi pervenne a Teresa Carducci, moglie del d’Aquino, per eredità della madre Antonia Galeota, vedova di Gianvincenzo Capitignani. il complesso masseriale è strutturato intorno a due torri, intatta ancora l’alta scala di accesso. Altri elementi di fortificazione sono il muro di cinta con bastione, le feritoie e la caditoia, nell’angolo nord-ovest del muro si rinvengono i resti di una chiesa dedicata a san Demetrio. Molto suggestivi gli ampi sotterranei con i frantoi oleari.
Per poter sottoscrivere l’appello basta inviare una mail a luciopierri@hotmali.com, oppure ad alfredo.cervellera@gmail.com.
Marina Luzzi in Buongiorno Taranto ha ospitato Lucio Pierri che le ha raccontato la storia della masseria