FREQUENZA 96.5 MHZ

sabato 25 Gennaio 2025

FREQUENZA 96.500 MHZ

sabato 25 Gennaio 2025
Il servizio di Valentina Castellaneta

Sono passati quasi 9 mesi dal 31 gennaio, data in cui i residenti della palazzina di via Galeso 98 sono stati sfollati per danni strutturali all’immobile. Sui cancelli ci sono ancora brandelli del nastro bianco e rosso che ne vietava l’accesso e il fiocco rosa per la nascita di una bimba che ha ormai compiuto un anno.

Da quella notte sono iniziate due trafile: la prima è l’attesa per i controlli alla palazzina, i rilievi dei tecnici per accertare gli interventi da fare che sono ancora in corso, poi c’è la ricerca di un posto dove vivere.

Delle 22 famiglie che non possono più rientrare nel loro appartamento, solo una signora ha avuto la possibilità di prendere in affitto un appartamento con l’aiuto dei contributi abitativi erogati dai Servizi Sociali del Comune, ma solo perché i figli hanno fatto da garante con l’affittuario. Gli altri si arrabattano da amici e parenti. Una giovane coppia con 3 bimbi, è costretta a vivere con i genitori, in un appartamento di 60 metri quadri.

Altri invece non sono riusciti a trovare una soluzione, come Luigi Fricelli che da quel 31 gennaio vive ancora in macchina. «Io e mia moglie – racconta – dormiamo in auto, mia figlia sta da mio fratello e mia cognata. È un momento difficile, io ho tante patologie, avevo un tumore che mi è stato tolto e ora ne hanno trovato un altro al fegato, oltre ad un enfisema polmonare. Ormai mi sembra di non avere più niente da perdere, sono così disperato che mi verrebbe da mettermi in macchina e darmi fuoco».

Nessun affittuario da lui contattato si fida dei contributi abitativi erogati dal Comune e lui non riesce a uscire da questa situazione. «Per mangiare – afferma – andiamo un po’ la un po’ qua. Con mille euro al mese non ce la faccio a prendere in fitto una nuova casa e pagare le spese della vecchia. Tre o quattrocento euro al mese sono troppi adesso». Luigi spiega di aver già fatto domanda per avere una casa popolare nel 2020. «Sono il numero 478 in graduatoria, ma mi chiedo, con questa situazione non possono anticipare i tempi e darmi una casa?».

Giuseppe Miceli è segretario provinciale di Ataij e As.ia di Usb, segue i residenti della palazzina da quel giorno di gennaio e per cercare di risolvere la situazione, ha inviato una richiesta di incontro urgente al sindaco di Taranto. «Signor sindaco – ha scritto nella sua missiva – la situazione è ancora in alto mare. Dopo tutti questi mesi non si può più tollerare questo stallo che vedere penalizzate le famiglie. Tra loro ci sono persone fragili, con serie patologie, oltre ad anziani e minori».

Miceli nella sua lettera pone l’accento sul fatto che per legge, i Comuni sono responsabili nel garantire il diritto all’abitare e di risolvere le situazioni di emergenza abitativa, soprattutto per le famiglie con maggiore vulnerabilità.