L’addio all’idrogeno green, l’aumento della cassa integrazione e uno stanziamento di 200 milioni di euro in favore di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria per garantire la continuità produttiva e mettere in sicurezza gli impianti.
Una giornata infuocata per l’ex Ilva. A Roma ieri si è discusso del futuro dello stabilimento attraverso la bozza del decreto sulle misure urgenti di sostegno ai comparti produttivi, che di fatto cancellerebbe per lo stabilimento siderurgico l’obbligatorietà dell’utilizzo di Idrogeno necessario ai fini della produzione derivante esclusivamente da fonti rinnovabili.
Nelle stesse ore il ministero del Lavoro ha confermato la cassa integrazione per 4050 dipendenti dell’ex Ilva di cui 3500 solo nello stabilimento di Taranto, come annunciato dal ministro Urso, a seguito dell’incendio nell’Altoforno 1 avvenuto il 7 maggio scorso. Quasi mille cassintegrati in più rispetto a quanto pattuito con i sindacati dei metalmeccanici negli scorsi incontri. Non solo, durante l’incontro con le organizzazioni sindacali è emerso che la produzione annua attesa è di 1.5 milioni di tonnellate di acciaio.
Intanto a Taranto Legambiente e Peacelink hanno presentato il loro Ricorso alla Commissione Europea «per violazione della parità di trattamento nel procedimento di Autorizzazione Integrata Ambientale, l’Aia, relativo allo stabilimento ex Ilva di Taranto, sottoscritto dalle due associazioni».
Un modo di agire che secondo le due associazioni taglia fuori dai tavoli decisionali la voce del territorio tarantino. Denunciano il fatto non essere state messe in grado di visionare il Parere istruttorio conclusivo.
Quel documento necessario per il rilascio della nuova Aia allo stabilimento ex Ilva, redatto il 2 aprile scorso e contenente 477 prescrizioni tecniche a cui l’azienda si deve attenere per ridurre l’inquinamento. Già qualche giorno fa ne avevano richiesto a gran voce, senza avere risposta, la riapertura dei termini per le osservazioni.