«Il fondale marino è pieno di materiale plastico di piccole dimensioni, reti per la mitilicoltura, bottigliette di plastica, molti oggetti sono già sedimentati sul fondo e quindi non sono prelevabili». Luca Pellicoro, sommozzatore del Wwf di Taranto, la mattina del 11 aprile, insieme ai sub del nucleo navale della Guardia di Finanza e Capitaneria di Porto, si è immerso alla ricerca di materiale da pesca dismesso e reti fantasma sul fondo del secondo seno del Mar Piccolo.
Un’iniziativa che fa parte di Ghost Gear, un progetto finanziato dalla Fondation Segré, coordinato da WWF Italia, che si sviluppa in quattro golfi italiani, tra i quali c’è proprio quello di Taranto.
Il progetto prevede una prima parte di monitoraggio, composta da cinque uscite, in cui i sommozzatori controllano il fondale e nel caso di ritrovamenti più importanti, come relitti di automobili, amianto o materiale di scarto edile o marittimo, inviano una segnalazione tramite Gps.
Seguirà una valutazione scientifica da parte del dipartimento di Biologia Marina dell’Università di Bari, che dirà cosa rimuovere e cosa lasciare sul fondale perché troppo colonizzato.
Nella seconda parte del progetto, presumibilmente nel periodo di settembre – ottobre, avviene la rimozione, il materiale recuperato sarà poi smaltito, attraverso soluzioni preventive a supporto di un modello di economia circolare. «Tutto quello che andremo a rimuovere – ha chiarito Giovanni De Vincentis, presidente del Wwf di Taranto – tutto il materiale recuperato sarà suddiviso e avviato ad un processo di riciclo».
Quella di venerdì scorso, insomma, è stata la prima uscita, in occasione della Giornata del Mare 2025. I sub si sono focalizzati su una porzione di mare vicina all’Idroscalo dell’Aeronautica.
«Abbiamo trovato – conferma Pellicoro – soprattutto materiale di scarto di pesca e mitilicoltura che spesso il mare porta anche a riva. Alcuni di questi oggetti si sono sedimentati sul fondale, formando piccoli ecosistemi che non si possono più rimuovere, come un bottiglione su cui si era formata flora marina. Fortunatamente non abbiamo trovato nulla di grave, ma conosciamo il nostro mare e sappiamo già in cosa ci imbatteremo».
I punti che i sommozzatori segnaleranno sono quelli in cui sarà ritrovato materiale più pericoloso per l’ecosistema, come le reti abbandonate che feriscono gli animali marini o li bloccano sul fondale, dove muoiono senza poter essere salvati.
Quelle del 11 aprile non erano condizioni del mare ottimali per questo genere di interventi. La visibilità non era buona, nonostante questo i sommozzatori sono riusciti già a produrre del materiale.
Il progetto non fa parte di quello più ampio che riguarda le bonifiche del Mar Piccolo, coordinato dal commissario Vito Felice Uricchio, ma ben si integra con le azioni che saranno fatte.