Il Borgo di Taranto, la città nuova contrapposta alla città vecchia, nasce dopo l’Unità d’Italia con caratteri del tutto differenti rispetto al nucleo antico, segnato da strette vie di stampo medievale e da un denso tessuto edilizio determinato dalla limitatezza di spazio all’interno del perimetro delle mura di cinta. La nuova città scopre ora la luce, l’affaccio panoramico sui due mari, le strade ampie, i marciapiedi, la netta distinzione fra la sede carrabile, per le carrozze e per le prime automobili, per il tram, e la sede pedonale. Superato il canale navigabile percorrendo il ponte girevole, la nuova città assume un aspetto ordinato, basato su di un tracciato di vie ortogonali che delimitano isolati di forma regolare intervallati da spazi pubblici, le piazze, che caratterizzano la nuova urbanistica di stampo umbertino. I primi palazzi, in base al Piano Regolatore dell’ingegnere Conversano sono la rappresentazione della nuova borghesia cittadina che guarda allo stile sabaudo con rimandi nostalgici alla cultura napoletana della quale la città Vecchia era impastata. Oggi è difficile farsi un’idea dell’immagine omogenea del Borgo umbertino, perché a cavallo degli anni ’60 e ’80 del secolo scorso sono state numerose le sostituzioni edilizie degli eleganti edifici ottocenteschi con palazzoni di speculazione di modesta qualità architettonica. Della città nuova possiamo indicare in sintesi tre fasi. La prima, di stampo umbertino costruita intorno al Palazzo degli Uffici, ex orfanotrofio ed ora battezzato Palazzo Archita, e sviluppatasi lungo l’asse viario (via d’Aquino) che dal canale navigabile porta all’ingresso dell’Arsenale Militare, nel corso della quale fu la realizzato il primo parco cittadino, i giardini del Peripato, con l’acquisizione al demanio comunale della Villa Beaumont Bonelli; una seconda fase nel corso del Ventennio, che vide la realizzazione del Lungomare Vittorio Emanuele III e la parata dei Palazzi del Regime, di Scuole e di edifici pubblici e privati anche di stile dèco; una terza nel corso della quale si attuò la parziale cancellazione della città umbertina a favore di edifici di mera speculazione edilizia, una sorta di implosione della periferia nel centro cittadino. Residui monumenti attestano del periodo pre unitario. Sono i conventi e alcune ville extra moenia della nobiltà cittadina, oltre a poche vestigia della città antica. Degni di nota sono l’ex convento degli Alcantarini, ora sede del MArTA, l’ex convento di santa Teresa, ora presidio ASL, quello di Sant’Antonio, sede della Soprintendenza, che conserva il chiostro di maggiore estensione della città. Delle antiche ville sono testimonianza i giardini del Peripato, di cui abbiamo già detto, molto rimaneggiati nel ‘900, e gli stupefacenti giardini della villa Giovinazzi Catapano all’interno dell’ospedale Militare.