Problemi sociali, comportamenti aggressivi, difficoltà all’esternalizzazione, ma anche ansia e depressione, problemi somatici, problemi di attenzione e comportamento di violazione delle regole. Sono le conseguenze che in diversa misura potrebbero impattare sul benessere di bambini esposti con continuità ai metalli pesanti, in particolare al piombo e all’arsenico, la cui interazione con l’organismo impatta pesantemente con il neurosviluppo della persona.
È il risultato di una ricerca effettuata dall’Università di Brescia a Taranto, in dodici scuole distribuite in diversi quartieri della città e con la partecipazione di oltre 600 bambini, accompagnati dalle loro famiglie. Uno studio che ha permesso non solo di misurare l’impatto dell’esposizione dei più piccoli ai metalli pesanti ma anche migliorare il sistema di diagnosi anche in una ottica di prevenzione in casi non conclamati.
Gli impatti della ricerca presentati venerdì 23 giugno, alle ore 18.00, presso il Salone di Rappresentanza della Provincia di Taranto, in via Anfiteatro 4, dal team di ricercatori, guidati dal professor Roberto Lucchini, docente di Medicina del Lavoro dell’Università di Brescia, Alessandra Patrono, psicologa e psicoterapeuta di UniBs, Anna Cristina Dellarosa, direttrice della Struttura complessa di neuropsichiatria infantile e adolescenziale dell’Asl di Taranto, Marco Peli, ricercatore di UniBs e Augusto Giorgino, dirigente medico del Dipartimento di Prevenzione dell’Asl di Taranto.
Marina Luzzi ha intervistato il professor Lucchini in Buongiorno Taranto ecco cosa ci ha detto