FREQUENZA 96.5 MHZ

venerdì 25 Aprile 2025

FREQUENZA 96.500 MHZ

venerdì 25 Aprile 2025

Oggi parliamo di un’idea.
No, non una di quelle idee evanescenti che galleggiano nell’aria come nuvole leggere e poi si dissolvono al primo vento contrario.
Parliamo di un’idea che è diventata progetto, poi istituzione, poi storia.
Parliamo dell’Europa, proprio quella del Manifesto di Ventotene!

Eh si, lo so. Qualcuno adesso alzerà gli occhi al cielo e penserà: “Come se non ci fosse bastato Benigni, l’altra sera. Ecco Daniele a fare un po’ di retorica europeista.”

Ma aspettate un attimo, non scappate. Perché l’Europa non è solo burocrazia, regolamenti e decisioni incomprensibili prese in stanze lontane.
L’Europa è soprattutto ciò che ci ha evitato di scannarci come abbiamo fatto per secoli, con guerre, invasioni, trincee e macerie.
Non è poco. È tantissimo! È una rivoluzione pacifica e silenziosa, il più grande esperimento di convivenza tra popoli diversi che abbiano mai provato a stare insieme senza farsi la guerra ogni due per tre.

E poi ditemi, senza l’Europa avremmo avuto l’Erasmus? Quel meraviglioso programma che ha permesso a generazioni di studenti di scoprire che esistono altri modi di pensare, di bere, di innamorarsi? Senza Europa avremmo avuto Schengen, e la possibilità di attraversare le frontiere senza sentirci ospiti in casa nostra?

Eppure, oggi c’è chi dice che l’Europa è morta. Addirittura un cadavere da seppellire. Ma chi lo dice, in fondo, sta solo scavando la fossa alla democrazia. Perché l’alternativa qual è? Un mondo di leader “forti”, di decisioni prese con pugni sul tavolo, di regimi in cui il dissenso è un lusso che nessuno può permettersi?

Stiamo attenti, amici, perché la storia insegna, e chi la ignora è destinato a ripeterla, spesso in peggio.

La paura è un’arma potentissima: chi vuole controllare le persone non ha bisogno di chiudere loro la bocca con la forza, basta instillare il terrore e saranno loro stesse a scegliere il silenzio, a piegare la schiena, a vivere recitando una parte.

E allora, quando vediamo piazze piene di giovani e meno giovani che difendono l’idea di un’Europa unita, fermiamoci un momento. Perché in un’epoca in cui il disincanto sembra aver contagiato tutto, dal lavoro alla politica fino all’amore, vedere persone che credono in qualcosa, che scendono in strada per dire “No, l’Europa non si tocca”, è un segnale. Un segnale forte.

Certo, l’Europa non è perfetta. E ci sono riforme da fare, eccome se ce ne sono. Abolire l’unanimità nelle decisioni per evitare che un solo Paese blocchi tutto, ad esempio. O snellire la burocrazia. Aprire più spazio a chi innova, a chi osa, a chi ha visioni di futuro. E magari, perché no, darci anche una difesa comune, perché in un mondo che traballa, credere che la pace sia garantita per diritto divino è una dolce illusione.

L’Europa è ancora quel sogno che un tempo sembrava irraggiungibile per quei moderati al confino nel mar Tirreno.

Un sogno che oggi diamo per scontato.
Quando nulla è scontato, nulla è garantito per sempre.

Quando qualcuno vi dirà che l’Europa è finita, rispondete con una domanda semplice: vogliamo davvero tornare a un’epoca in cui l’unico passaporto valido era un fucile?

Pensateci. E intanto, buona Europa a tutti.